Nel reputare doveroso il sostegno dei gruppi di opposizione alla missione in Libano, esprime taluni dubbi e perplessita` , a cui anche i relatori hanno accennato nel corso dei loro interventi introduttivi. A suo avviso, come affermato da taluni autorevoli commentatori sugli organi di stampa, c’e` stato un eccesso di protagonismo con riguardo al ruolo del Governo italiano, che appare piuttosto retorico. Il timore e` che l’eccesso di protagonismo possa comportare l’invio del contingente militare italiano in una missione dai confini politici e operativi poco chiari. Segnala, inoltre, che si ha l’impressione che il Governo abbia agito con una certa frettolosita` , al fine di compensare il dichiarato intento di disimpegnare i militari italiani nelle missioni in Afghanistan e Iran. A cio` si aggiunga che, se la scelta di operare sotto l’egida delle Nazioni Unite rappresenta una legittimazione per superare il prevedibile sorgere di contrasti nella politica interna, e` anche lecito il timore che l’Italia stia intraprendendo un’operazione eccessivamente rischiosa, in cui diversi fattori non sono stati sufficientemente valutati. Non si comprende, infatti, quali siano le finalita` della missione; tale incertezza si ripercuote sulle regole di ingaggio dei militari che, pur essendo riservate, rischiano di porre in una situazione di estrema difficolta` le truppe italiane, sulla scorta di quanto accaduto alle truppe della NATO a Srebrenica. In quella occasione, infatti, le truppe non furono informate adeguatamente circa il fatto che occorreva considerare una minaccia alla quale reagire anche l’assalto ai civili inermi. Nel ribadire la mancanza di chiarezza dei termini operativi della missione, ricorda poi la complessita` del quadro politico di riferimento, posto che e` in atto una tregua rispetto agli attacchi di una fazione militare del Libano, che il Libano medesimo promette di disarmare, in conformita` con quanto afferma la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In tale contesto, e` legittimo domandarsi cosa potrebbe accadere alla missione UNIFIL nel caso in cui il Libano non riuscisse a disarmare le milizie degli Hezbollah. La pericolosita` della missione dipende anche da una confusione politica e strategica che riguarda il ruolo di alcuni attori internazionali, primi fra tutti Iran e Siria, nonche´ il permanere dell’insoluta questione palestinese, ora piu` che mai dipendente dalla situazione in Medio Oriente. Non stupisce, infatti, che Israele venga attaccata dagli Hezbollah nel momento in cui stava dando prova di volere risolvere la questione palestinese. Il problema diventa quindi quello di capire il ruolo dell’Iran in questa vicenda, che appare cruciale per l’equilibrio politico del Medio Oriente. In conclusione, pur ricordando di essersi sempre schierato a favore delle missioni internazionali di pace, ritiene che l’opposizione non possa esimersi dal ricordare anche ai militari italiani il rischio di una missione difficile e non debitamente valutata dal punto di vista politico. In tale ottica, preannuncia il voto favorevole sul provvedimento in esame.